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Annyeong~
Eccomi tornata con una nuova commissione! Stavolta mi sono dilettata nel far realizzare il desiderio della mia sorellina Elisa di incontrare G-Dragon, il suo bias, ed agire di conseguenza! Ah, un'ultima nota: i dialoghi sono in italiano, ma in realtà parlerebbero tutto il tempo in inglese e coreano! ATTENZIONE! Questa fic è ad alto contenuto demenziale, e se non gradite vedere il vostro bias copulare con altrui ragazze vi consiglio di chiudere immediatamente la pagina e bruciare il computer! Buona Lettura! Für Elisa «Incheon, airport of Incheon. Flight 6952 of Aeroflut Airlines has just lent at gate 12. It’s 11.10, there are 24°C and it’s a nice sunny day. Welcome to South Korea» Le due ragazze sentivano ancora la dolce voce femminile dall’accento coreano che le aveva accolte nella caotica ed animata megalopoli, mentre sfrecciavano in taxi lungo l’autostrada, dirette all’albergo. Scariche elettriche scorrevano lungo la loro spina dorsale, sotto la pelle e non riuscivano a smettere di sorridere come esaltate. Ma come non farlo? Fin da quando avevano diciassette anni avevano progettato quel momento, anche se allora niente era certo: i sogni degli adolescenti sono fugaci, e non sapevano nemmeno se dopo mezzo decennio sarebbero state ancora amiche, se avrebbero amato e stesse cose, condiviso le medesime aspirazioni. Incredibilmente, era stato così. Dopo l’università, aver studiato e lavorato contemporaneamente e stretta la tanto agognata laurea tra le mani, eccole in quel paese che era una delle mete da loro agognate ardentemente. «Ulineun dochaghaess-eoyo1» annunciò il tassista, e le giovani scesero dalla vettura, gli occhi lucidi per la commozione e la gioia. Ringraziarono ed afferrarono le valigie, mentre la Kia faceva retromarcia verso l’aeroporto. Il rumore delle ruote dei trolley le accompagnò all’interno dell’hotel, ben illuminato e dall’aria accogliente. Le due si guardarono curiose intorno per poi accostarsi alla reception e ritirare la loro prenotazione. Sentivano il corpo fremere, non vedevano l’ora di abbandonare le valigie nella loro camera, afferrare la macchina fotografica e viversi quella città che sognavano fin da quando erano adolescenti. Ringraziarono frettolosamente il consierge, le labbra all’insù quando l’uomo si inchinò e nel giro di pochi minuti erano già in centro con gli occhi luminosi di gioia e stupore continuo. Il KLI 63, imponente, le sovrastava, mentre attorno a loro ruotavano auto, persone e voci. Erano in città già da una settimana e ancora non sapevano cosa vedere per prima, se il Fountain Bridge, il Seoul River o il santuario di Jongmyo, dato che fino a quel momento si erano accontentate di errare senza meta per quelle strade piene di vitalità. Alla fine optarono per il fiume che attraversava il centro, così, cartina alla mano si misero in marcia, elettrizzate come mai prima d’allora. Probabilmente non avevano mai camminato tanto, ma non avevano neppure mai avuto tanta energia ed entusiasmo. Ovunque si voltassero partiva una raffica di foto, di sorrisi, di commenti, di sospiri ed esclamazioni di meraviglia. Verso sera si diressero al parco del Gyeongbokgung per godersi l’armonia del polmone verde della capitale in mezzo ai grattacieli altissimi, rilassandosi e riposando le gambe prima di andare a cenare. Giunte le sette e mezza lasciarono quell’oasi naturale e si incamminarono verso l’albergo. Quando voltarono l’angolo però rischiarono di causare un incidente a catena dato che se l’amica non avesse trattenuto Susy, probabilmente la ragazza sarebbe inciampata nel cane che era spuntato dalla strada laterale. Dopo lo spavento iniziale la giovane sorrise e cominciò a grattarlo dietro le orecchie e sotto il muso, mentre l’altra la pregava di sbrigarsi, cercando di evitare il contatto con il canide, dal momento che non amava particolarmente quella razza. Siccome poi la compagna sembrava voler continuare, la richiamò. «Ahah, scusa Eli, andiamo!» si discolpò, allontanandosi dalla bestiolina. Dando un’altra occhiata alla mappa, attraversarono la strada, senza accorgersi del ragazzo che, col fiato corto per la corsa, aveva recuperato l’animale subito dopo. 빅뱅~ «Mioddio non credevo possibile che in un solo isolato esistessero tante cose da vedere!» esclamò Susy mentre Elisa, stiracchiandosi, si dirigeva verso il bagno. «Non ci sono infatti, sei tu che sei pazza, tutto qua!» replicò l’altra, senza però nascondere quanto anche lei non aveva fatto altro che guardarsi intorno. «A proposito, cosa c’è per cena?». «Non lo so», rispose la mora facendo spallucce. «Ora vado a dare un’occhiata» Ciò detto, uscì dalla camera e si diresse al ristorante per informarsi. Nel frattempo, intenta a piegare i vestiti e riporli nell’armadio, Elisa canticchiava VIP, muovendosi a tempo con la musica. Ad un certo punto sentì raschiare contro la porta e si voltò in quella direzione. «Susy?» chiamò, lanciando uno sguardo al tavolino. La chiave era lì e lei non aveva chiuso la porta con quella. Pensò che, com’era solita, l’amica le stesse solo facendo uno scherzo, quindi con aria disinvolta andò ad aprire. «Allora, cos’è che mang-…». Il resto della frase le morì in gola. Il cuore prese a martellarle furiosamente in testa e probabilmente aveva anche smesso di respirare. I suoi occhi, sgranati, erano fissi su una chioma che non sarebbe riuscita nemmeno impegandosi a confondere con un’altra. “È lui… oddio è lui…” fece in tempo a pensare, prima che il cervello le andasse in blackout. Il ragazzo stava accarezzando il cane che reggeva tra le braccia, cercando di farlo chetare visto che continuava a scodinzolare come un forsennato. Poi sollevò lo sguardo, aprendosi in un sorriso luminoso ed imbarazzato. «Mian-hamnida2» disse, e lo stomaco di Elisa fece una capriola. “La sua voce…” Lo ascoltò incantata continuare a parlare in coreano, senza capire una parola, ma non le importava. Quando però lo sentì domandare “Arasseoyo?3”, riuscì a rispondere, con un filo di voce e la bocca secca: «Anio4». A quel punto la ragazza si sarebbe aspettata un congedo o cose del genere. Tutto insomma, tranne che avrebbe cominciato a spiegarle l’accaduto in inglese. Ad Elisa tremavano le ginocchia e se non avesse tenuto strette in una presa stritolatrice alla maniglia della porta, unica àncora di realtà in quella situazione surreale, probabilmente si sarebbe liquefatta in quel preciso istante. Con quel poco di raziocinio che le rimaneva riuscì a captare qualcosa riguardo al fatto che Gaho avesse cominciato a tirare il guinzaglio verso l’albergo e che non era riuscito a riagguantarlo. «I’m sorry he disturbed you». Lei scosse la testa, accennando un sorriso, mentre cercava febbrilmente qualcosa da dire. Rimasero in un silenzio teso che si ruppe solo quando udirono dei passi lungo il corridoio e che attirarono la loro attenzione. “Grazie a Dio” Elisa guardò colma di gratitudine l’amica appena arrivata che l’aveva inconsapevolmente salvata dal momento più imbarazzante della sua vita. La sentì salutare il nuovo arrivato in coreano, sorridendogli affabile. Vedendo Gaho aveva capito subito e qualcosa le diceva che da quel momento in poi l’amica avrebbe adorato quel cane ancora di più. Il ragazzo ricambiò la cortesia, e con un ultimo cenno del capo si allontanò lungo il corridoio. Susy seguì i suoi passi con la vista finché non sparì nell’ascensore, mentre Elisa non riusciva a distogliere lo sguardo vitreo da un punto imprecisato del muro color panna di fronte a sé. L’amica la guardò allarmata, muovendo un paio di volte la mano davanti ai suoi occhi, sollevando poi i propri al cielo. Anche lei era in fibrillazione, ma riuscì a mantenere la calma, estraendo la povera maniglia dalla presa ferrea di Elisa. Richiusa la porta, le permise di fluttuare fino al letto, sul quale si accomodò in trance. «Eli…» tentò Susy in tono comprensivo. La chiamò un paio di volte prima di riuscire a farla risvegliare. Quando finalmente la ragazza diede segni di vita, la guardò con le palpebre strabuzzate e la respirazione veloce. “Ora esplode” Ed infatti, come da previsione, fu quello che avvenne. «Oh Cristo Santo, quello era Ji Yong Kwon e l’unica cosa che ho saputo dire è stata no?! Ma porca di quella…!» 빅뱅~ «THIS LOVE dashin sarang tawin Haji anha nomuna yawin Ne mosubur baraboni Weiri babo gathunji THIS LOVE imi tonaborin Jabgienun sarajyo borin Doraojido anhur sarama Molli molli naragajo gurum dwiro…» Elisa teneva il tempo con la testa, picchiettando le unghie bicromatiche sul display dell’iPod e battendo un piede in sintonia col ritmo sul pavimento della hall. Lei e Susy sarebbero dovute uscire di lì a poco per vedere uno spettacolo dal nome impronunciabile nel quartiere opposto della città e se non andava errando, erano prossime all’arrivare irrimediabilmente in ritardo. Sentì un rombo provenire dalle scale e l’istante successivo Susy le si parò davanti, ansante. Elisa si tolse gli auricolari e posò il lettore musicale sul tavolino, raggiungendo l’amica più morta che viva. «Ho… ricontrollato… l’orario… dello spettacolo…» ansimò cercando di riprendere fiato mentre posava la tracolla sul tavolino e la compagna le faceva aria. «E…?» «È tra un quarto d’ora!» esplose l’altra con gli occhi a palla. «Ma cavolo, Susy!» «Lo so, lo so!» si schermì lei. «Ma ero stanca ed evidentemente ho letto male la locandina!» «Direi!» replicò Elisa in tono di rimprovero. Susy la fulminò e, presa la borsa, la trascinò letteralmente fuori dall’albergo «Anziché stare qui ad urlarci addosso, diamoci una mossa!» Si affrettarono alacremente lungo il marciapiede, borbottando concitate finché Elisa, tastandosi le tasche, non si accorse di aver dimenticato qualcosa. «Ma porca… ho lasciato l’iPod nella hall!» Susy si bloccò un attimo, scontrandosi con un passante e scusandosi frettolosamente. «Non c’è tempo Eli! E poi penso che se ne occuperà qualcuno del personale, no?» «Lo spero per te» la minacciò lei, allungando il passo. Susy si tolse le zeppe, accompagnata dal rumore del phon proveniente dal bagno. Alla fine lo spettacolo era cominciato una mezz’ora dopo per problemi tecnici e le due amiche avevano avuto la fortuna di non perdersi nulla. Per di più Elisa aveva rimosso l’episodio del lettore musicale e la mora non aveva alcuna intenzione di ritirare fuori il discorso. «Eli hai finito?» domandò. Anche lei aveva bisogno del bagno, diamine! «Sì, ora esco!» fece l’altra, entrando nella camera con un asciugamano legato come un vestito sopra il seno e cercando qualcosa da mettersi. Nel frattempo Susy aveva aperto l’acqua del rubinetto e si stava lavando i denti. Toc Toc Toc! La mano della maggiore si fermò a mezz’aria, con il reggiseno penzolante. «Hai ordinato il servizio in camera?» chiese, ottenendo una negazione in risposta. «Beh, chiunque sia parlaci tu, sei tu l’interprete tra le due!» Susy quindi, asciugatasi la bocca, andò ad aprire la porta. Qualsiasi parola coreana avesse imparato nel giro di quattro anni finì nel dimenticatoio. Il giovane oltre l’uscio sorrise timidamente, mentre Elisa, avendo sbirciato da sopra la spalla della coinquilina, era prima sbiancata completamente e poi arrossita vistosamente mentre si reggeva saldamente l’asciugamano attorno al corpo. Il ragazzo posò lo sguardo su di lei per un istante, prima di voltarsi verso la parete, le guance imporporate. «I just wanted to give this back to you» spiegò, e Susy gli fu infinitamente grata per aver parlato nella sua seconda madrelingua. Ripresasi, gli sorrise gentile e col pollice indicò l’amica. «It’s hers» replicò, accennando poi frettolosamente alla ragazza che andava a chiedere un’informazione al consierge. “E per evitare domande su quell’iPod maledetto” Elisa la guardò uscire con un’espressione terrorizzata, il panico che cominciava ad invaderla. Tuttavia, preso un respiro profondo, si avvicinò al ragazzo, prendendo il lettore dalla sua mano calda. «Komawoyo5» «Figurati» Tacquero per un momento, al termine del quale Elisa si risolse di congedarlo. «Well, bye then» lo salutò impacciata, facendo per richiudere la porta, già pronta a squagliarsi sul letto. Tuttavia, non appena afferrò la maniglia, lui allungò le mani in avanti, bloccandola. «Aspetta!» la fermò, in inglese. Il cuore di Elisa fece una capriola ed ingoiò il groppo che le si era formato in gola. «Yes…?» domandò esitante, si sentiva incandescente. «Non volevo farmi gli affari tuoi, ma ho notato la musica che ascolti, e… » Tum tum – Tum tum « … ho visto che sei una mia fan» Ok, adesso se fosse svenuta non ci sarebbero stati problemi di alcun tipo. A malapena respirava. «NO! Cioè, sì!» esclamò agitata, cercando di dire cose sensate in quella lingua internazionale che odiava con tutta sé stessa. «Insomma, mi piace il k-pop in generale… » si affrettò a chiarire, dandosi mentalmente dell’idiota per la figuraccia che stava facendo. «Ah, ok… beh, sono lusingato». «Ma è normale, tu sei fantastico!». “Che diavolo ho detto?!” «Cioè, voi siete fantastici e poi anche a Susy piace la vostra musica… ». “Qualcuno mi faccia tacere!” pensò disperata, mentre il cantante sorrideva ed annuiva. «Allora… ci vediamo in giro» «S-sì… certo… » Il ragazzo salutò con la mano, ma si attardò un ultimo momento. «Ah, comunque belli i tuoi capelli» si complimentò, accennando col mento alle ciocche blu e rosa della giovane che arrossì copiosamente, per poi chiudere l’uscio e gettarsi trasognata sul materasso. 빅뱅~ “Maledizione a te Susy, ma perché diavolo sei venuta in Corea se non mangi piccante?!” pensò disperata Elisa cercando di capire dove si trovasse scrutando le serie di segnetti e cerchiolini sulla cartina che teneva davanti al naso. Non ce l’aveva veramente con l’amica, anzi, le sarebbe stata eternamente riconoscente per quel viaggio, ma aveva scelto il momento più sbagliato per sentirsi male, lasciandola andare fino a Gangnam da sola. L’andata non era stata un problema, aveva visto una donna americana che aveva saputo darle le indicazioni, ma ora di occidentali non c’era neppure l’ombra. Così, mentre si lasciava il World Trade Centre alle spalle e cercava in quel groviglio di indirizzi e nomenclature la sua posizione emise un sospiro affranto, arrendendosi all’evidenza di essersi persa. Si fermò, e dopo essersi guardata intorno e aver gettato di tanto in tanto un occhio alla cartina, si sforzò di ricordare qualcosa della scrittura hangul, mormorando mentalmente le pronunce delle varie lettere. Poi all’improvviso, dalle sue spalle apparvero un paio di mani che le ribaltarono la piantina della città tra le dita ed una voce calda, suadente, tremendamente erotica ed incredibilmente familiare le accarezzò ridendo un orecchio. «Forse così è meglio» Il suo cuore batteva velocissimo ma, ignoratolo, si voltò sorridente e lo ringraziò. Aveva deciso di prendere il coraggio a quattro mani e se il suo Santo Marito le aveva concesso di poter incontrare il suo idolo per una serie di circostanze spaventosamente fortunate, tanto valeva non fare l’idiota e godersi il momento. «È assurdo vedersi sempre così, dev’essere destino» scherzò lui mentre il suono allegro della sua risata si legava a quella di lei, e la affiancava. «Dove sei diretta?» domandò da dietro alle lenti scure ed Elisa si sforzava di non fissarlo più di quanto fosse lecito. «Stavo cercando di tornare in albergo veramente» confessò con finta indifferenza, come se fino a meno di cinque minuti prima non stesse andando nel panico, intenta a leggere la cartina di una delle maggiori megalopoli del mondo al contrario. «Allora ti accompagno, che ne dici?» «O-ok…» Elisa comprese che la strada su cui si trovava l’avrebbe portata almeno cinque kilometri lontana dall’hotel e che il ragazzo l’aveva salvata da ore di vagabondaggio. Parlarono di sé, il cantante le chiese il motivo della vacanza e l’altra come mai qualche giorno prima avesse lui il suo lettore musicale. Lui spiegò che le aveva viste uscire di gran carriera dall’albergo e che Susy l’aveva urtato per sbaglio, scusandosi senza riconoscerlo. Parlavano in italiano, quindi non aveva capito granché eccetto “iPod”, ma dal momento che gli era parso che le due avessero molta fretta ed era stata Elisa a nominarlo, ne aveva dedotto che fosse irritata per qualcosa che lo riguardava. Così, seguendo l’istinto, era entrato nella hall dell’hotel e vi aveva trovato proprio l’apparecchio smarrito della Apple. Poi aveva deciso di chiedere al consierge di informarlo del loro ritorno telefonando alla YG, dopotutto ricordava il numero della camera e non aveva bisogno di sapere altro. «E hai voluto riconsegnarcelo personalmente… » concluse lei incredula. «Già». Il giovane tentò di nascondere il proprio imbarazzo. Tuttavia riprese subito il tono spensierato di poco prima, abbagliando la ragazza al suo fianco con un sorriso splendente. «Comunque se continuiamo ad incontrarci così, mi sembra il minimo presentarci… anche se sai già chi sono» Lei si dichiarò d’accordo, evitando di accennare che sapesse a memoria qualsiasi suo MV, canzone ed esibizione live che fosse. «Elisa, piacere» e fece un piccolo inchino col capo. «Ji Yong» Alla fine, raggiunta la zona dell’hotel, si erano fermati a prendere un gelato e si erano messi a parlare, accomodati su una panchina del parco nei dintorni. Elisa, da imbarazzata ed incredula, si stava abituando alla sua presenza e Ji si sentiva sollevato dal fatto che per una volta non aveva a che fare con una fan fuori di testa. Non gli aveva mai nemmeno chiesto l’autografo, ma che l’avesse fatto per non infastidirlo o per la troppa emozione non gli importava, e le era grato per questo. Si sentiva sereno, come quando parlava con Young Bae, ed in quel momento, non sapeva perché, sentiva il bisogno di confessarle un’irrazionale preoccupazione di cui solo il suo migliore amico fino a quel momento era a conoscenza. «Sai, ho scritto una nuova canzone» le confidò esitante. «Davvero?». Lo sguardo di Elisa si accese, entusiasta. Lui annuì, ma dalla sua espressione Elisa capì che qualcosa lo turbava. Il sorriso non gli raggiungeva gli occhi, ora scoperti visto che gli occhiali da sole erano appesi al collo della maglia larga. «Ma non sono convinto» «Come, perché? Sarà senza dubbio meravigliosa come le altre!» «Grazie… » replicò lui arrossendo e trattenendo il fiato per un attimo. «Posso chiederti un favore?» La ragazza annuì in silenzio, lusingata. «Sì, ovvio» «Vorrei farti leggere il testo e chiederti secondo te che tipo di melodia vi si adatterebbe meglio. Young Bae aveva suggerito qualcosa di incalzante, però… ». Sollevò lo sguardo e lo immerse in quello ammirato di Elisa. «Forse ho bisogno di un parere esterno… magari, se non vi è di troppo disturbo, tu e la tua amica potreste passare da noi alla YG e discuterne insieme» Elisa tentò di trattenere tutti gli esulti che in quel momento le stavano attraversando una mente ultra esagitata ed infine, riuscendoci, confermò con un: «Sì, ne parlerò con lei» 빅뱅~ Era incredibile come fosse già passato più di un mese e mezzo. Dopo quel primo incontro alla casa discografica, le due vip e la rispettiva band avevano continuato a vedersi per parlare, scherzare o uscire semplicemente insieme, cosa che poi si era tradotta con i cinque che facevano da guida alle due amiche per la capitale. Elisa non era affatto stupefatta di come Susy avesse legato con Ri e Hyun, anche se le sue battutine riuscivano ancora a farli imbarazzare. E poi, per la grande gioia di Elisa, Ji le aveva presentato persino le 2NE1, incontro conclusosi col tentato rapimento di Chae-Ri che tuttavia sembrava estremamente divertita dalla cosa e le aveva regalato il suo ultimo CD con autografo e dedica allegati. Ciliegina sulla torta, il loro costoso ma bramato soggiorno in una delle pensioni più frequentate di Pocheon era stato rimpiazzato con una gentile offerta di pernottamento prolungato gratuito – ad eccezione , naturalmente, delle escursioni nella regione. All’inizio le due pensarono ad uno scherzo, ma quando sentirono lo sciabordio rilassante del fiume ed il cinguettio degli uccelli nel bosco retrostante alla costruzione cubica dovettero arrendersi all’evidenza. Elisa e Susy varcarono estatiche la porta d’ingresso, tenuta aperta cavallerescamente da Ji Yong, e si guardarono intorno senza riuscire a chiudere la bocca. Tuttavia, quando alla reception videro quell’uomo si ricomposero. «Appa annyeong6» lo salutò Ji in coreano dopo aver richiuso l’uscio, e l’uomo, uscendo dal bancone, lo abbracciò. «Adeul wasseo7» lo accolse l’altro per poi voltarsi verso le ospiti. «E voi dovete essere le amiche di cui mi ha parlato Ji Yong. È un piacere avervi qui, benvenute al Dolce Vita» Alle giovani brillavano gli occhi, mentre i proprietari le osservavano divertiti. Mentre salivano le scale per condurle alla VIP Room, Kwon Senior chiesero dove fossero Young Bae e gli altri, facendosi spiegare che stavano parcheggiando e portando il resto dei bagagli a Blue e Tonight, visto che ai propri ci avrebbe pensato lui. Una volta sole nella camera e cominciate a disfare le valigie, Susy disse all’amica che per lei non c’erano problemi se preferiva dormire in stanza con Ji, in parte perché li vedeva come una bella coppia sin dai tempi del liceo, ed in secondo luogo perché – lei come gli altri – si era accorta di quanto il loro rapporto si fosse evoluto in pochissimo tempo, di come stessero sempre vicini, di come Ji ogni volta, prima di lasciarsi, la abbracciasse a lungo per poi baciarle dolcemente una guancia… eppure nessuno dei due si decideva a fare il primo passo. Dunque, con grande sconsolazione dell’amica, Elisa aveva affermato di non voler osare nulla e che al massimo, per quando improbabile fosse - a suo dire - gliel’avrebbe chiesto lui. 빅뱅~ Pocheon era un’oasi naturale che lasciava senza fiato. Oltre ai pomeriggi in barca ed ai barbecue, erano anche andate ad Herb Island ed al tempio di Jainsa - senza contare le escursioni esterne - e trascorso giornate alla piscina, abbronzandosi o – nel caso di Susy – fare scherzi a chiunque insieme a Ri e Bae, il cui obiettivo preferito era Hyun: le sue facce erano impagabili e nonostante li avesse più volte minacciati di morte, i tre non se ne erano mai preoccupati. Alla fine, nonostante ciascuno avesse la propria camera, i sette finirono per dormire piuttosto disordinatamente nelle stanze di altri, cosa che rinsaldò il loro legame e che li fece sentire come una famiglia. Tutto ciò, naturalmente, con il leggero disappunto della Signora Kwon, che però aveva strigliato a dovere i suoi figli acquisiti, costringendoli a riordinare ogni volta che lasciavano qualcosa fuori posto. Il giorno del compleanno di Ji fu memorabile, ed il Dolce Vita non era mai stato più pieno. Kwon Senior aveva chiuso le prenotazioni per tutta la settimana in modo che suo figlio potesse trascorrere la giornata con amici e famiglia, senza fan urlanti tra i piedi. All’ora di pranzo si era presentata anche sua sorella, accompagnata dalle regine del k-pop e nel corso del pomeriggio si erano ritrovati tutti o ricoperti di panna e crema pasticcera o bagnati dalla testa ai piedi. Uno dei momenti più esilaranti fu quando le BlackJacks, appostate a bordo piscina con le loro fette di torta in mano, volarono nella vasca inzuppandosi i costosi abiti e le scarpe abbinate, per non parlare delle acconciature. Dire che ne erano uscite tremanti di rabbia era usare un eufemismo: liberatesi dei tacchi vertiginosi, inseguirono Bae e Ri per tutta la pensione finché non ottennero la loro vendetta, il tutto sotto gli sguardi divertiti del resto del gruppo, a partire da Susy, sdraiata su una panchina col capo poggiato sulle gambe di un Seung Hyun intento a ripulire il suo piatto. Anche Elisa, per quanto le adorasse, scoppiò a ridere, seduta in braccio a Ji ad uno dei tavolini e persino Dae Sung, che stava chiacchierando amabilmente con la sorella di Yong. Quando poi la Leader e compagnia bella gli passarono davanti non riuscì a trattenersi, puntando nella loro direzione la forchettina guarnita di fragola e reggendosi lo stomaco per le risa. L’istante successivo si era dovuto nascondere dietro la ragazza, terrificato, ed aveva indicato nella direzione del rifugio dei malfattori che nel frattempo erano riusciti a nascondersi, cavandosela per pochissimo. Ad Elisa stava scoppiando il cuore in petto, come ogni volta che vedeva o sentiva Ji ridere: sembrava illuminare tutto attorno a lui e per un attimo il resto mondo pareva fermarsi. Tuttavia la voce della sua amica la distrasse da quella visione. «Ehi Eli!» Elisa si voltò, pronta ad incenerirla. «Che c’-… ?!» La sua domanda sarcastica fu troncata dall’infrangersi del dessert dritto sul suo viso, mentre Susy – sorpresa di aver fatto centro – sghignazzava trascinandosi dietro Choi per evitare il pericolo imminente. L’altra cercò di ripulirsi alla bell’è meglio, lanciandole dietro i peggiori insulti che le venissero in mente finché Ji non le prese il mento e la fece voltare verso di sé, calando su di lei e depositandole un bacio all’angolo della bocca, passandovi poi lascivamente la lingua. “Oddio…” Nella mente di Elisa non c’era altro che invocazioni a Jashin, al suo Santo Marito ed a Nostro Signore, certa che se la Terra fosse stata attaccata in quell’esatto momento da un esercito infuriato di Aliens non se ne sarebbe nemmeno accorta. Si voltò a guardare il ragazzo, che sorrideva sereno nonostante sentisse anche il cuore di lui battere furiosamente contro la sua schiena. Rimasero a fissarsi in silenzio mentre Elisa tentava con tutte le sue forze di trattenersi dal baciarlo in quel preciso istante. «Eri sporca di panna» spiegò lui innocentemente e tutt’a un tratto la raffica di maledizioni dirette all’amica si tramutò in una profusione di lodi. «Senti Eli…» Cominciò lui, una nota di esitazione nella voce. «Mh?» «Ho finito la canzone e… vorrei che fossi tu la prima a sentirla» Lei sgranò gli occhi, per poi arrossire ed annuire entusiasta. «Va bene» «Grazie. Allora vieni su a Crayon stasera» si accordò mentre in giardino risuonavano le risate degli altri. «Ehi Yong, vieni un attimo qua!» lo chiamò Bae, appena riconciliatosi con le 2NE1, e l’interpellato alzò gli occhi al cielo facendo ridere la ragazza che dopo quasi tre mesi cominciava a masticare qualche parolina in più di coreano. «Arrivo!» rispose, facendo alzare Elisa che si riaggiustò l’orlo del prendisole che indossava. Prima di raggiungere il migliore amico però, Ji le fece un occhiolino, facendola avvampare di botto. «Comunque oggi sei davvero bellissima» 빅뱅~ «Sil lye8» chiese Elisa bussando alla porta blu della camera di Ji ed aprendola con cautela. Il ragazzo si voltò verso di lei con un sorriso smagliante. «Entra» la invitò, richiudendo poi l’uscio e precedendola al piano superiore. Elisa era già stata in quella camera diverse volte, ma riusciva sempre a stupirsi della singolarità dell’architettura dell’edificio, talmente particolare che ricordava ancora quanto Susy fosse imbestialita quando aveva ripetutamente tentato di ricrearla in The Sims. I due presero posto al pianoforte candido che occupava il centro della stanza, guardandosi con il sorriso sulle labbra. E poi, Ji Yong cominciò a suonare, le dita che si muovevano delicatamente tra i tasti bianchi e neri, la melodia che si armonizzava con la sua voce calda e sensuale. Elisa non riusciva a credere alle proprie orecchie, mentre quelle note dolci e familiari la circondavano, accompagnate dal canto del giovane. Sembrò durare eoni, e pochissimi secondi allo stesso tempo e quando la musica terminò, la ragazza aveva la pelle d’oca e gli occhi lucidi di commozione, il cuore e le mani tremanti per l’emozione. Ji Yong si voltò verso di lei, imbarazzato e teso, ma con le labbra all’insù, in una muta domanda. «È… ». Elisa sentiva la sua voce spezzata. Ingoiò. «È Per Elisa» Certo, era un po’ diversa dalla versione originale, ma era certa di averla riconosciuta. Lui fece un cenno di conferma col capo, avvicinandosi ulteriormente al suo viso. La ragazza si sentiva frastornata, il fiato sospeso, mentre le ciocche bionde del cantante rilucevano alle luci del tramonto, riflesse dal fiume dorato, ora brillante di cristalli come una gemma preziosa. «Ti piace?» chiese, ed Elisa poteva sentire il suo fiato inebriante sulla punta della lingua. Era ipnotizzata dalle sue labbra ed anche Ji sembrava non avere occhi che per le gemelle. Elisa inghiottì ancora, annuendo, e le distanze fra loro si annullarono. Con un sospiro le loro labbra si unirono, un istante brevissimo, ma che bastò a farli bruciare. Si separarono per un attimo, guardandosi negli occhi come per cercare conferme, poi Ji le afferrò dolcemente il viso, baciandola piano, con calma, approfondendo poco a poco il contatto mentre Elisa, impacciata, ricambiava. Il cantante le sfiorò la guancia, le sue dita andarono tra i capelli di lei scostandoglieli e sistemandole un paio di ciocche dietro l’orecchio senza smettere di muovere le labbra su quelle di lei. Erano morbide, le labbra di Ji. Tremendamente morbide, ed Elisa l’aveva sempre sospettato. Sapere che le stava assaporando era assurdo, impensabile e preferiva mettere da parte quelle riflessioni senza né capo ne coda. Ji si alzò dallo sgabellino, sedendovisi poi all’amazzone e la sua lingua andò nuovamente incontro alla gemella. Cercavano entrambi un contatto più intimo, volevano toccarsi, gustarsi, sentirsi molto più di quanto quella scomoda posizione permettesse. Si separano un misero secondo per respirare, le guance arrossate ed il fiato corto, ed Elisa gli passò le dita sul petto, facendolo rabbrividire per il piacere improvviso. Le sue iridi scure e liquide la perforarono, e non passò un istante che avevano ripreso a baciarsi con foga. L’impeto fece ribaltare la seggiola ed i due si ritrovarono stesi l’uno sopra l’altra sul tappeto in moquette: il ragazzo si teneva sollevato con le braccia, i bicipiti gonfi per non caderle addosso e la guardò intensamente, le labbra umide, per un attimo indeciso sul da farsi. Infine calò lungo il profilo di lei, accarezzandole lentamente i fianchi e sollevandole la canottierina fin sopra i seni. Le baciò il décolleté, il collo, succhiandolo delicatamente in un punto e scese ancora, lasciandole una scia umida lungo l’addome ed infilando quella lingua estremamente abile nell’ombelico della compagna. Elisa, con le dita tra i capelli di lui, sospirò per la sensazione piacevole, sentendo contro il ginocchio un certo rigonfiamento nei jeans del giovane. Vi si strusciò istintivamente e Ji, trattenendo un gemito, riprese a baciarla mentre le loro mani vagavano senza meta sul corpo dell’altro, pizzicandosi possessivamente. Poi Elisa, presa confidenza con quella nuova situazione, gli scostò la maglia dal torace perfetto, intenzionata a saggiarlo con la lingua e con le dita, ma i fianchi sottili di lui la distrassero e con i palmi li seguì fin sotto i boxer, mugugnando soddisfatta quando sentì le natiche sode del compagno. Ji si appiattì istintivamente sulla ragazza che, avendo le gambe aperte, si ritrasse subito, chiudendo le cosce al percepire quella presenza in un punto tanto delicato. Arrossì, mentre Ji la guardava interdetto e preoccupato. Elisa immerse nuovamente le iridi in quelle di lui, che ricambiò lo sguardo interrogativo accarezzandole la guancia. «Tutto bene?» chiese premuroso, le labbra lucide e socchiuse. Elisa morse le proprie mentre rispondeva. «È che… questa sarebbe la mia prima volta… » gli confidò impacciata, mentre Ji replicava stupito che non l’avrebbe mai immaginato. Rimasero in silenzio per qualche istante, poi lui le baciò una guancia, dolce. «Te la senti?» domandò con sguardo cristallino. Elisa sapeva che non le avrebbe fatto del male, ma era ugualmente tesa. Lo guardò seria e vogliosa, annuendo poi lentamente, come in trance e lui tornò a baciarla. Finalmente il ragazzo la liberò della canottierina e le slacciò il reggiseno, senza però toglierglielo, provvedendo poi frettolosamente alla propria maglia. Elisa fissò estasiata i muscoli del giovane sopra di lei che si allungavano e si contraevano per compiere quel gesto, l’orecchino che scintillò alla luce del tardo sole estivo, e sentì la sua eccitazione crescere. Labbra e mani non seguivano più alcuna direttiva del cervello, agendo secondo una propria volontà ed assaporando pelli lisce e nervi in tensione. Lei seguì ancora una volta, ammaliata, le curve del corpo di Ji, che condussero il suo sguardo all’allacciatura dei pantaloni. Allungò le dita e li slacciò, appena titubante, svelando il rigonfiamento sempre più evidente nei boxer dell’altro. Ingoiò, sentendosi d’un tratto più bagnata di quanto ricordasse mentre lui le toglieva definitivamente il reggiseno e le sfiorava con la guancia una delle colline, le labbra sensuali ad un centimetro dal bottoncino di carne. Sospirò, ed il calore del suo fiato la fece rabbrividire, mentre si sentiva andare a fuoco. Ji cominciò a baciarle i seni, prendendo un capezzolo in bocca e stuzzicandolo con calma, succhiandolo e mordicchiandolo sapientemente, imitando i gesti con il gemello aiutato da pollice ed indice. I due non riuscivano a trattenersi dallo strusciarsi l’uno sull’altro, gemendo piano e graffiandosi la pelle per non affrettare le cose. Ma Elisa stava provando molto più piacere di quanto non avesse mai immaginato e sapere che era Ji Yong quello che la stava facendo godere tanto non faceva che accrescere il suo desiderio. Si lasciò andare, abbassando i boxer del giovane e liberò la sua virilità tesa, calda e pulsante. Sentiva la gola prosciugata e mentre ansimava per le attenzioni che stava ricevendo reclinò la testa all’indietro, la vista offuscata improvvisamente dalla chioma bionda di lui. Non vedeva, ma le dita corsero ugualmente a quella durezza, avvolgendovisi, e prese a massaggiarla piano, insicura. Eppure Ji gemeva e – Dio! – era il suono più paradisiaco che Elisa avesse mai udito. Incoraggiata, continuò mentre Ji respirava a denti stretti e le sollevava la gonna, scostandole le mutandine. La ragazza sentì un dito sfiorarle leggero la pelle dal clitoride all’entrata e rabbrividì, costringendosi a non richiudere le gambe. Lui ripeté il gesto e la compagna si rilassò, sospirando insieme all’altro. Ji quindi si portò l’indice alla bocca e, inumiditolo, lo ricondusse alla femminilità di Elisa. Con la falange più scivolosa riuscì immediatamente a strappare un profondo ansito dalle labbra della giovane che cominciò a capire davvero cosa significasse “avere voglia”. Elisa sentiva gemiti impellenti sfuggire al proprio controllo, dare voce al proprio piacere, ma era imbarazzata come mai prima. Si morse le labbra, coprendole con una mano per impedirsi di emettere suoni di cui si sarebbe potuta pentire, ma Ji non glielo permise, prendendole le dita ed incrociandole alle proprie, inchiodandole poi il palmo ad un lato della testa e baciandola con quelle labbra che avrebbero dovuto essere dichiarate illegali. Lei le succhiava, le voleva, completamente assuefatta. Respiravano affannosamente, le teste che vorticavano fortissimo mentre le dita di lui sull’intimità della giovane si spostavano. L’indice cominciò a stuzzicarle l’entrata, ed il pollice lo sostituì sul clitoride. Si guardavano negli occhi, color notte immerso nel colore delle stelle, ed infine il dito la penetrò, ruotando dolcemente. La pelle morbida della vulva sfregò contro le falangi, inumidite ulteriormente dagli umori di lei, sempre più abbondanti. L’indice prese a saggiarle le pareti interne, discernendo quelle lisce da quelle morbide cercando di capire quali punti le dessero più piacere. Una volta trovatili, cominciò a colpirli ripetutamente, con delicatezza ed il cuore di Elisa si gonfiò d'eccitazione mentre d’istinto allargava ulteriormente le gambe. Il medio quindi andò ad accompagnare l’indice e le loro labbra non riuscirono più a rimanere unite per oltre due secondi, troppo impegnati a gemere per baciarsi profondamente come avrebbero voluto. Arresosi, Ji decise di scendere nuovamente sul corpo della compagna e cominciò a lasciarle segni sul collo, sul petto, sui seni, sulla pancia e sentì ancora una volta i capezzoli di lei inturgidirglisi sotto la punta della lingua. Improvvisamente, due dita divennero infinitamente insoddisfacenti. Elisa lo chiamò, la voce arrochita dalla malcelata voluttà e lui si tese ancora di più nel pugno di lei, che continuava lascivamente a masturbarlo, cominciando a sentire dell’umido sui polpastrelli che la mandò su di giri. Ji avrebbe voluto prenderla in quel momento, subito, ma voleva essere sicuro di averla preparata abbastanza a dovere, pertanto infilò un terzo dito nell’intimità di lei, sospirando di soddisfazione al sentirla ormai dilatata e pronta. Aveva le dita umidissime e la cosa lo eccitava da morire. Le estrasse, e se non fosse che Elisa era consapevole che la aspettava un piacere ancora maggiore non gliel’avrebbe mai permesso. Ji la guardò: la ragazza gli si era completamente abbandonata, gli occhi lucidi, le labbra gonfie, la guancia umida di saliva ed arrossata, la pelle segnata dal suo passaggio e lei non poteva far altro che desiderare quel ragazzo ed il suo corpo con ogni fibra del suo essere. Ricambiò l’occhiata e tremò di aspettativa: il suo sguardo era pulito, la bocca dischiusa e gonfia per i baci travolgenti che si erano scambiati, il petto marmoreo e perfettamente liscio, i fianchi, le spalle e la schiena incisi dall’inchiostro nero… tutto le faceva venire una gran voglia di accarezzarlo e seviziarlo. Avrebbe voluto succhiargli i capezzoli, morderli, sentirlo gemere, ma ci sarebbero state altre occasioni. O almeno, così si augurava. In quel momento aveva solo bisogno di sentirlo dentro di sé. Quasi con nervosismo continuava a stringergli le natiche con una mano e l’erezione con l’altra finché Ji non la fermò ed a quel punto gli lasciò campo libero. Con delicatezza il giovane le afferrò una coscia e se la portò attorno ai fianchi torniti – Dio, poteva esistere un’imperfezione in quel ragazzo perfetto che ora era sopra di lei e la stava guardando come fosse il piatto più prelibato sul pianeta? – facendo lo stesso con l’altra. Riprese a baciarla, sospirando quando la sua virilità sfregò contro le labbra della vulva e con un enorme sforzo allungò una mano verso i jeans, estraendone un pacchettino quadrato. Ne strappò l’involucro con i denti, prendendone il contenuto e porgendolo con sguardo dolce e languido alla compagna. Elisa lo prese, le dita scosse da brividi, e lo infilò sul membro teso e bagnato del giovane, per poi stringergli le gambe più saldamente attorno alle anche. Allora Ji, afferrata la propria erezione, la portò all’entrata di lei, spingendo piano. Elisa gli artigliò le scapole con forza: era grande, molto, e la riempiva completamente. Quando fu totalmente dentro Ji si fermò a guardarla e cominciò a muoversi piano, con lentezza estenuante, tentando di farla abituare. Non si fermò però, non voleva che la fiamma che bruciava tra di loro dall’inizio della serata si dissolvesse, facendo scemare la loro eccitazione. La penetrò guardandola negli occhi mentre lei sospirava e gemeva, troppo eccitata per provare eccessivo dolore. Non si aspettava sarebbe stato così piacevole. Cominciò ad andare incontro alle spinte di Ji mentre i suoi seni danzavano, e presero a muoversi in sincrono. Ji calò su di lei, baciandola, mentre con una mano le stringeva una delle colline e con l’altra le saggiava ogni brano di pelle, incapace di decidere dove soffermarsi. I loro corpi ardevano l’uno a contatto con l’altro, sudati ed accaldati. Elisa sentiva il membro bollente di lui affondare e riaffondare centimetro dopo centimetro dentro di lei, riemergere e rituffarsi nel proprio antro caldo senza freno, ripetutamente, finché quasi non dimenticò chi fosse e dove si trovasse, non esisteva altri che Ji in quel momento. Ansimavano insieme, si mordevano le labbra, si succhiavano le carni morbide, leccando poi le zone lese ed intrecciavano nuovamente le lingue in baci ben molto poco casti e molto più bagnati, mentre anche tra di loro cominciò a diventare umido. Probabilmente Elisa era già venuta una volta, forse no, non ne aveva idea e non aveva importanza, sapeva solo che non riusciva neppure a concepire come avrebbe potuto averne abbastanza. Ji era eccitante, dolce, passionale. Pareva leggerle la mente mentre portava entrambi al piacere più puro senza riuscire a trattenere ansimi e gemiti dalle sue labbra peccatrici, armonizzati dalla sua voce sensuale e roca che le gemeva nell’orecchio, come a volerla provocare ulteriormente ed il suo bacino si muoveva con frenesia sempre maggiore. Ad Elisa girava la testa e non avrebbe mai voluto fermarsi. Vedeva l’espressione di pura libido di Ji sopra di sé e non desiderava altro che poterlo guardare ancora. Rabbrividì, mentre le succhiava ancora una volta i seni ed inarcò la schiena, quasi al limite. Le spinte si erano fatte sconnesse, ormai era solo un turbine di lussuria in cui la razionalità era bandita. La ragazza lo sentì tremare, tendersi, irrigidirsi mentre veniva, accompagnato dall’espressione più erotica che avesse mai visto ed un gemito che fece venire anche lei immediatamente. Quasi le crollò addosso, sdraiandosi per metà al suo fianco ed estraendo la sua ormai soddisfatta erezione prima dall'altro di lei e poi liberandola del profilattico, annodandolo e lasciandolo sul pavimento, in un punto imprecisato lontano dal tappeto. Respiravano affannosamente, la pelle imperlata di sudore, i capelli scompigliati, e Ji la strinse a sé. Elisa sentì i muscoli delle braccia tremare prima di annodare le gambe attorno ad una sua coscia e cingerlo in vita, strofinando la guancia contro il suo torace, aspirandone il profumo acre di sesso e dandogli baci soffici sulla pelle accaldata. Lui le accarezzava i capelli con le dita abili, massaggiandole la cute in gesti rilassanti che la fecero sprofondare in uno stato di torpore, rilassamento e serenità indescrivibili. Era stato appagante come nient’altro ed Elisa non riusciva a pensare a nulla che non fosse ciò che aveva fatto mentre guardava raggiante il compagno. Il sorriso di lui era qualcosa di più luminoso del sole. Le baciò le labbra, la punta del naso, la guancia e continuava a stringerla come nemmeno nei suoi sogni più reconditi la giovane avesse immaginato. Rimasero su quella moquette finché lei non si assopì, senza neppure accorgersene. Ji la guardò, il volto dolce e raggiante, e le scostò le ciocche castane dalla fronte, depositandovi un altro bacio. Poi abilmente sciolse l’intreccio di braccia e gambe che li univa e, presala in braccio, la adagiò sulle coltri soffici del letto a due piazze, coprendola con un lenzuolo e sdraiandosi accanto a lei. Prima di raggiungerla nel mondo dei sogni però, si premurò di abbracciarla, facendole da cuscino con una spalla mentre la ragazza, inconsciamente, si stringeva a lui. Infine si addormentò, un sorriso radioso sulle labbra. 빅뱅~ Il sole caldo e confortevole di metà mattinata filtrava attraverso i vetri della camera, illuminava la stanza e si depositava sui cuscini dell’ampio letto matrimoniale. Ji Yong strizzò gli occhi, muovendosi con cautela per non svegliare la ragazza che riposava serenamente al suo fianco. La osservò in religioso silenzio, senza smettere di sorridere mentre le accarezzava dolcemente la chioma scompigliata. Poco dopo anche la compagna si destò, splendente, e regalò un enorme sorriso al giovane. Un bacio. «Annyeong» la salutò, ed Elisa ricambiò. «Come ti senti?» le domandò cauto, mentre la guardava rifletterci su. «Mi fa un po’ male» sentenziò infine ridendo e lui, notando il tono giocoso, tirò un sospiro di sollievo. «Comunque se dovessi… » «Ji» lo interruppe lei. «Sto bene, non preoccuparti» lo rassicurò mentre il ragazzo le depositava un bacio sulla fronte. Restarono abbracciati per un po’, finché il cantante non udì la pancia di Elisa brontolare e suggerì d fare colazione, ottenendo un responso positivo. Si mise a sedere, infilandosi i boxer scuri e scese rapidamente al piano di sotto per chiamare la caffetteria. Elisa nel frattempo si era messa a frugare nell’armadio di lui, da cui estrasse una maglia larga, di quelle che adorava e che le scendeva fino a metà coscia. Quindi lo raggiunse soddisfatta, respirando il profumo del ragazzo di cui era cotta da sei anni e gli si accomodò in grembo sul divano di pelle nera, giocando con i suoi capelli. Poco dopo l’annuncio del servizio in camera li richiamò e Ji andò ad aprire, trovandosi davanti un sorridente ed ammiccante Young Bae con corredato Dae Sung nascosto – per così dire – sotto la tovaglia bianca del carrellino. Il cantante si passò una mano sul viso, affranto, mentre Elisa si voltava e li salutava con la mano ed il suo migliore amico cominciava a fargli domande impertinenti sulla serata. «Non credo siano fatti tuoi» lo licenziò Ji concedendogli un sorriso ironico e tirando verso di sé brioches, pasticcini e bricchi di latte e caffè, impedendo all’altro infiltrato di penetrare nel suo territorio. «Non potrai sfuggirci per sempre, Kwon» lo minacciò Bae, riuscendo a strappargli la promessa che si sarebbero rivisti di lì ad un’oretta. «Conterò i secondi» lo avvertì allontanandosi, mentre Dae Sung alle sue spalle puntava due dita dai suoi occhi al viso del Leader. Una volta tornata la calma, Ji ed Elisa mangiarono in santa pace, parlando tranquillamente e scambiandosi qualche bacio tra un bigné e l’altro. Quando ebbero finito, Elisa si affrettò a recuperare biancheria intima e tutto il resto, pronta a tornare alla VIP Room; prima di salutarsi, fece per ridargli la maglia, ma lui liquidò la questione dicendole che poteva tenerla e le prese delicatamente una mano, sfiorandole le labbra con le proprie. «A dopo» Toc toc toc toc! «Susy vuoi aprirmi o no?!» urlò Elisa in direzione della camera, senza però ottenere alcuna risposta. L’aveva già chiamata diverse volte e sapeva dai ragazzi che non era ancora scesa al bar per mettere qualcosa nello stomaco. “Al diavolo!” Si arrese, frugando nella tasca del vestito ed estraendone la chiave mentre si chiedeva perché cavolo Bae e Sung non l’avessero svegliata mezz’ora prima. “Si vorranno sicuramente vendicare” confutò lei aprendo finalmente la porta ed entrando a passo di carica nella stanza. Non appena buttò l’occhio in direzione del letto tuttavia si immobilizzò: Susy giaceva prona, in biancheria intima e pressoché defunta sul materasso, dormendo della grossa. Elisa si passò stancamente una mano sul volto per recuperare le energie ed alzando gli occhi al cielo le si avvicinò, scuotendola un po’ e chiamandola più volte. Attorno al decimo tentativo udì un mugugno indefinito provenire dal corpo esanime. «Susy, che hai combinato?» le chiese leggermente irritata, ottenendo in cambio solo una serie di versi impasticcati. Il pensiero di quello che avrebbe potuto fare la ragazza le fece tornare in mente quello che a lei era successo. In un attimo recuperò tutto l’entusiasmo di pochi minuti prima e cominciò ad urlare e saltellare per la camera, su di giri. «Non sai cos’ho fatto stanotte!» esultò al settimo cielo, ricordandosi poi di non essere comunque al centro del mondo e cercò per un istante di mostrarsi più gentile. «No, aspetta, tu che hai fatto?!» Attese giusto una manciata di secondi, ma vedendo il volto dell’amica impastato di sonno constatò che in ogni caso la sua, di esperienza, era stata fuor di dubbio più sensazionale. «No, ma chissene frega, parlo prima io!» Prese fiato, mentre Susy si tirava faticosamente a sedere. «Ho fatto l’amore con Ji Yong Kwon!» gongolò al massimo della felicità. Dirlo ad alta voce lo faceva sembrare più vero, per quanto surreale suonasse. Tuttavia, la reazione dell’amica non le diede la soddisfazione sperata. «Sì, sì, l’hai fatto con Ji Yong Kwon… » sbadigliò, cercando gli occhiali. Trovatili, li inforcò sbattendo un paio di volte le palpebre per mettere a fuoco la stanza. Quando ci riuscì, puntò le iridi color cioccolato sull’amica che la fissava come se avesse perso un passaggio fondamentale. «Ommioddio, l’hai fatto con Ji Yong Kwon!» ripeté urlando come una matta. E senza darle il tempo di replicare la trascinò sul letto puntandole le palle degli occhi addosso. «Raccontami tutto!» Elisa doveva saperlo che spiegare una cosa del genere ad una persona come Susy l’avrebbe condotta nel suo baratro senza fondo di battutine e commenti maliziosi e spinti. Ma d’altro canto era anche l’unica che avrebbe potuto gioirne come fosse capitato a lei, era una cosa eccezionale. «Ah, comunque Ji ci ha dato appuntamento all’ingresso» «Quando?» Elisa guardò l’orologio e fece un rapido calcolo, per poi farsi prendere dal panico. «Tra dieci minuti!» Le due si guardarono un attimo e l’istante successivo entrarono in modalità tornado cercando ovunque qualcosa da mettersi, sistemandosi i capelli e lavandosi freneticamente i denti. Fecero tutto talmente di corsa da finire per essere pronte con largo anticipo, e cominciarono a scendere le scale più tranquille. «Ah, ma poi cos’hai fatto tu dopo la festa?» le chiese Elisa ora che si era tolta il bisogno di confidarle quella che era stata la notte più strabiliante della sua vita. Susy ci pensò su e subito dopo cominciò con tono lascivo: «Non crederai mai chi ho incontrato!» «Sas’ke?» rispose lei cercando di smontarla vista la reazione che l’amica aveva avuto alla sua rivelazione quasi un’ora prima. Purtroppo però non ottenne l’effetto desiderato. «Ma va… » e la guardò cercando di comunicarle qualcosa, per poi arrendersi. «Gale e Robert!» Anche Elisa si bloccò e la guardò tra l’incredulo ed il preoccupato. «Oddio, e sono ancora vivi?» « … non lo so» confessò onestamente l’altra. «Dopo che sono scappati dal bar ricordo di aver bevuto un paio di Bloody Mary… » Elisa annuiva cercando di seguire la vicenda. «E come sei tornata qui?» «C’erano Choi e Ri con me… credo… » Ormai erano arrivate nel corridoio dell’ingresso, sentivano le voci dei ragazzi dietro l’angolo. All’improvviso, vennero colte da un pensiero fulmineo che le fece fermare di botto. «Ma pensi l’abbiano detto agli altri?» chiese allarmata Susy, fermando l’amica per un polso, l’espressione di Elisa speculare alla propria. «Ji non gliel’avrà raccontato, vero?» Tempo un paio di secondi ed in sincrono tentarono di fare retrofront. E ci sarebbero anche riuscite se non fosse che Young Bae le scoprì col piede sul primo gradino della rampa. «Ciao ragazze, ben arrivate!» le salutò con aria saputa e le due capirono all’istante che la colpa non era di chi temevano, ma di quel concentrato di energia che le stava amabilmente scortando, con le braccia attorno alle loro spalle, dal resto del gruppo. Una volta riunitesi agli altri, le ragazze notarono subito che anche Hyun e Seung Ri avevano la faccia di chi aveva passato la notte in bianco. Susy si sentì in colpa. Un po’. Ji Yong si fece strada tra i corpi dei compagni e reclamò Elisa, districandola dall’abbraccio dell’amico. I due si guardarono, imbarazzati e felici al contempo, ed il cantante le strinse la mano, rivolgendosi poi ai presenti. «Ragazzi, da oggi c’è una novità» annunciò rivolgendosi agli altri cinque in ascolto, tornando quindi a guardare la giovane. «Elisa ed io stiamo insieme» Quella dichiarazione provocò la stessa reazione in tutti gli utenti. «Davvero?!» gli chiese Elisa stupefatta, mentre anche le altre paia di occhi sgranati li puntavano. «Davvero?!» Susy lanciò un’occhiata accusatoria all’amica, come ad esigere una spiegazione del perché non glielo avesse detto, nonostante fosse evidente che la ragazza era sorpresa tanto quanto lei. La mora si preoccupò un attimo, prima di congratularsi. Sapeva che i sentimenti di Elisa non erano passeggeri ed infantili, ma sinceri. Lo amava davvero. Ed anche se non disegnava un minimo di distanza in un coppia, 9000 kilometri a dividerli non erano uno scherzo. Tuttavia, il modo in cui si guardavano la rincuorò e quando Ji confermò il suo annuncio, sorrise. «Davvero» disse sicuro per poi baciarla dolcemente. A quel punto Susy recuperò il suo sorriso malizioso e fece un occhiolino al cantante, dando poi di gomito alla ragazza che alzò gli occhi al cielo e che da quel momento in avanti si sarebbe divertita a chiamare Signora Kwon. Dopo aver fatto un giro a Pocheon, Ji li aveva portati nel suo ristorante preferito della città, con grande entusiasmo di Elisa che non vedeva l’ora di gustarsi di nuovo la kimchi. Aveva sempre amato il piccante e quel piatto le piaceva moltissimo. Così, mentre Susy evitava accuratamente qualsivoglia pietanza che implicasse l’utilizzo di spezie che l’avrebbero portata a scolarsi ogni brocca d’acqua della sala, Ji si ritrovò a tentare di insegnare alla sua nuova ragazza ad usare le maledette (a detta di Susy) bacchette metalliche, finendo col dovervi rinunciare, non senza ridere dell’impacciataggine e del broncio di lei, che si affrettò a trasformare in sorriso con un bacio a fior di labbra. 빅뱅~ «Susy, non voglio, lasciami stare!» si lamentò Elisa, rifiutandosi di mettere in valigia l’altra metà dei propri vestiti. L’amica però non aveva intenzione di demordere e la tirò per un braccio, tenendola per le spalle e guardandola seriamente negli occhi. «Lo so, Eli, lo so» sentenziò scuotendola piano, finché l’altra non si accasciò con la testa sul petto della mora, che prese a giocare con i suoi capelli mentre la abbracciava. «Ma torneremo» le promise. «Torneremo» Il resto di agosto era volato in un batter d’ali e tanto, troppo presto era arrivato il primo settembre. L’aeroporto di Incheon era gremito, ed il gruppetto si era già radunato ai metal detector, pronto per gli ultimi saluti. Non senza le tragiche lacrime di Young Bae e lo sventolamento di cappello e fazzoletto di stoffa di Susy, i sette si salutarono calorosamente, facendosi giurare a vicenda che si sarebbero tenuti in contatto. Poi Susy aveva attraversato i sensori e quattro dei ragazzi avevano riferito al loro Leader che l’avrebbero aspettato all’ingresso, ottenendo in risposta solo un cenno distratto. Rimasero solo Elisa e Ji Yong, incapaci di separare le loro dita intrecciate. Con un profondo sospiro, Ji la abbracciò, accarezzandole la schiena e baciandole una tempia; tuttavia nessuno dei due voleva dirsi arrivederci con patetica drammaticità, quindi il cantante sorrise e portò le labbra all’orecchio di lei. «Ci vediamo presto» sussurrò dolce per poi allontanarsi abbastanza da poterla guardare in volto. Rincuorato, vide che anche lei era serena. «Ci conto» lo minacciò Elisa, per poi stampargli un bacio su quelle labbra perennemente ed assurdamente invitanti. Si separarono ed Elisa, armata di bagaglio a mano e tracolla, superò i controlli a passo spedito. Ji restò a guardarla senza smettere di sorridere, mentre il cuore gli batteva furiosamente. Era incredibile come quella ragazza fosse entrata in modo tanto radicale nella sua vita, e lo era altrettanto che le si fosse affezionato come mai a nessun’altra. La seguì con gli occhi mentre superava il gate, e stava quasi per girarsi quando la vide correre indietro, come se avesse dimenticato qualcosa di essenziale. «Quando hai detto che ci sarà il vostro comeback?» urlò ansimando. Necessitava di quell’informazione, era di importanza vitale. Il cantante, dapprima allibito, scoppiò a ridere, contagiando anche la ragazza. Era incredibile. Quando l’eccesso di risa terminò, si ricompose e si voltò, dirigendosi all’ingresso e sollevando un braccio in saluto. Vedendolo avviarsi all’uscita, il sorriso di Elisa si afflosciò come un palloncino sgonfio e una volta realizzato che il giovane pareva non aver intenzione di tornare sui propri passi, cominciò ad inveire. «Ehi, non mi hai risposto!» lo richiamò ottenendo solo un altro cenno di arrivederci. Ostinata però, volle vanamente ritentare. «Sono pure sempre una Vip, devo saperle queste cose!» 빅뱅~ Susy si chiedeva disperatamente perché era tornata a Parigi visto che non aveva soldi da spendere. Oh, certo. Biglietti gratis e pass per il backstage per il concerto tappa Francia del tour mondiale dei BIGBANG. Sinceramente non le importava nemmeno della città, né della sua gola rauca a furia di cantare con la platea ed il gruppo. La cosa importante era che per la prima volta G-Dragon avrebbe presentato ufficialmente la canzone che la sua migliore amica aveva visto nascere. Il pubblico aveva dondolato le braccia sulle note di Für Elisa, commosso, mentre lei teneva un braccio attorno alle spalle della compagna, che sorrideva con le lacrime agli occhi. Lo spettacolo era stato grandioso e si era concluso con il bis di almeno quattro brani, numero che sarebbe aumentato se non fosse che gli artisti non potevano mettere radici su quel palco. Al termine dello show, lei, Elisa e Marco, il fratello di quest’ultima, si diressero dietro le quinte. Inizialmente non avrebbero voluto con loro anche il piccoletto, ma farlo desistere dal voler incontrare Tae Yang era stato impossibile. Camminavano lungo il corridoio illuminato fiocamente, distinguendo una manipolo di giornalisti e buttafuori accalcarsi alla porta dei vip. Le due capirono che nessuno della stampa aveva il permesso di intervistarli in quel momento, quindi avanzarono, facendosi largo tra la folla per riuscire a passare. Finalmente i curiosi si risolsero di sgombrare il passaggio e Susy fu costretta a litigare prima in francese e poi in coreano con la guardia, che sosteneva che i loro lasciapassare fossero falsi. Evidentemente la discussione si sentiva anche dall’interno perché ad un certo punto la porta si aprì, rivelando un Young Bae a torso nudo che sorrise svenevole. «Sono con noi» spiegò all’omone, ammiccando poi in direzione degli ospiti. Elisa teneva saldamente le mani sulle spalle del fratello, cercando di trattenerlo dal saltare addosso al suo dio personale. Tuttavia non riuscì a tappargli la bocca. «S-sei Tae Yang!» esclamò strabuzzando gli occhi ed indicandolo forsennato come fosse Gesù sceso in Terra. Ma il cantante, anziché spaventarsi per tutta quell’enfasi, gli scompigliò i capelli ed allargò il sorriso. «Sì, direi di sì» confermò, rivolgendosi poi anche alle ragazze. «Su entrate!» Per i successivi cinque minuti, nel camerino non si videro altro che baci ed abbracci, mentre Susy presentava Marco agli altri e salutava i suoi bias. Ji Yong ed Elisa si allontanarono dal trambusto e si baciarono piano, profondamente, stretti l’una tra le braccia dell’altro. Rimasero in quella posizione a guardarsi adoranti finché il chiasso che li circondava non si attenuò. A quel punto la ragazza si congratulò con il gruppo. «Carino il concerto» minimizzò con ironia. Era stato il migliore che avesse mai visto. «Più di tutto però ho apprezzato il nuovo singolo di Ji» Risero tutti, mentre Dae Sung la spintonava giocosamente. «Come se non l’avessi già sentito in anteprima!» Elisa fece per replicare, ma le braccia di Ji Yong, strette attorno alla sua vita la trattennero e sospirò quando lui le depositò un bacio dietro l’orecchio. In quel frangente si intromise Hyun, armato si sorrisetto sardonico. «Certo che tra te e Yong non so chi diventerà pelato per primo» sentenziò indicando i capelli di lei, di un appariscente fuxia che sfumava verso le punte diventando via via sempre più scuro e lanciando un’occhiata alla chioma rosa del Leader. Elisa ribatté subito: aveva immaginato che Choi avrebbe fatto un’osservazione del genere e sapeva dove colpirlo per fare centro. Pertanto, accennò alla capigliatura dello hyung. «Disse quello con la tinta azzurra» Ji soffocò all’istante la risata nella spalla della compagna mentre Susy, dapprima seria, scoppiò a ridere puntando il dito verso l’espressione offesa di Choi reggendosi a Ri, anche se tra i due era difficile dire chi fosse il più ilare. Alla fine però la mora, mossa a compassione, gli andò a schioccare un bacio sulla guancia per consolarlo e lui le accarezzò i capelli coccolandola un po’. Ad un certo punto Susy intercettò le iridi chiare di Elisa che le lanciò un’occhiata eloquente. La ragazza quindi prese in mano la situazione, dichiarando di non voler sentire storie e che li avrebbe portati tutti in una delle migliori crêperie di Parigi. Dae Sung provò coraggiosamente a ribattere con un ben poco convinto: «Veramente io sarei a posto… » ma la frase sfumò in un mugolio indistinto quando incrociò lo sguardo assassino di lei. I quattro dunque si affrettarono ad uscire e la mora si rivolse gioviale a Marco. «Tu vieni?» chiese, ottenendo in risposta degli occhi a palla ed un tono esaltato. «Io vado dove va Tae Yang!» proclamò, ed il suo bias gli diede una pacca sulla schiena, lasciando che il piccoletto lo precedesse fuori dalla stanza. Susy si spostò in fondo alla fila, attardandosi un ultimo momento prima di seguirli, la mano ancorata alla maniglia dell’uscio. «Voi due raggiungeteci là. A dopo!» si congedò, dando loro il nome del ristorante e richiudendo la porta. «Sì, sì, andate… » salutò Elisa a denti stretti, scoccandole però un’occhiata riconoscente, accompagnata dal cenno di Ji. Non appena furono soli, il cantante s’impossessò delle labbra della ragazza, circondandole gelosamente i fianchi e sentendo il corpo sinuoso di lei premuto contro il suo. Aveva caldo, molto caldo, e non perché si era appena esibito davanti a migliaia di persone sotto le luci accecanti del palco. Con un ansimo la sollevò in braccio, facendola sedere sul tavolo del trucco mentre lei gli cingeva la vita con le gambe e gli passava le mani nei capelli sgargianti. «Mi sei mancata» confessò Ji, sfiorandole delicatamente la fronte, il naso, le guance e tornando poi sulle labbra. «Anche tu» sospirò lei abbracciandolo più forte. 빅뱅~ Quella situazione sapeva di déjà-vu, anche se un elemento stonava con l’ultima volta che si erano trovati tutti insieme in un aeroporto: Elisa e Susy avevano provato ripetutamente a scrostare Marco dalla gamba di Young Bae senza successo, dato che il ragazzo, con un’interpretazione degna del teatro raciniano e gli occhi lucidi, tentava di rimanere abbarbicato al suo bias, strillando disperato. «No, Tae, non mi lasciareee!» «Marcooo!» si sbracciava il cantate, mentre Dae Sung, esasperato da quella patetica scenetta infantile, trascinava via il compagno per l’orecchio. «Muoviti, idiota… » borbottò irritato, e vedere proprio Kang assumersi quella responsabilità non fece che rendere il quadretto più comico. Una volta che il minore venne scollato dall’altro, Susy gli passò un braccio attorno alle spalle sorridendo bonaria e lo scortò abbattuto fino ai fingers. Elisa seguì con lo sguardo l’amica che si allontanava con il fratello per poi baciare malinconica Ji e farsi cullare nel suo abbraccio, stringendo tra le dita la sua maglia chiara. Lui cercava di farla rilassare, accarezzandole dolcemente i capelli. La ragazza sospirò e Ji si scostò, sollevandole il mento e guardandola nelle iridi cerulee. Le si avvicinò finché tra loro non rimasero che pochi millimetri, i loro cuori che rimbombavano forte, sospesi in quell’attesa in cui anche solo respirare avrebbe potuto rovinare tutto. Ji Yong prese fiato e, sorridendole, sussurrò: «Saranghae» Elisa sgranò gli occhi, sorpresa e rossa in viso, ma fu solo un istante: quello successivo le loro labbra si incontrarono una, due, tre volte, il fiato corto per l’emozione, mentre lei gli teneva il viso tra le mani e continuava a ripetere, come in una mantra: «Na doh9», cullata dalla sua risata dolce e cristallina. 빅뱅~ «Allora? Tutto bene?» le fece Susy togliendosi un auricolare quando Elisa le si sedette accanto e guardandola preoccupata: la ragazza aveva un’espressione sognante e non ci mise molto a capire perché. Le strinse il braccio solidale e le passò la cuffietta e nella mente dell’amica splendeva ancora il sorriso di Ji. Ad un certo punto le vibrò il cellulare. Curiosa, lo estrasse dalla tasca dei jeans ed aprendo il messaggio si illuminò, radiosa. A presto Ji Yong 끝~ /kkeut/ … OR MAYBE NOT? 1Siamo Arrivati 2Scusa 3Capito? 4No 5Grazie 6Ciao, papà 7Bentornato, figliolo 8Permesso...? 9Anch'io Ed eccola qui, finita! O quasi! Avverto nuovamente che lo spin off è persino più idiota, quindi se ei non piace, ei non lice! Il Santo Marito di cui si parla è Itachi Uchiha, personaggio che Elisa ama moltissimo, ed in Crayon non c’è davvero un piano, l’ho inserito Io per licenza poetica! E perdonatemi se ho sbagliato qualcosa delle frasi coreane, ho fatto tremila ricerche ma si può sempre interpretare male! In tal caso, suggerimenti e correzioni mi fanno solo piacere! Special: SUSY MEETS DOWROLD! Susy passeggiava per Seoul con Ri e Hyun, respirando la vita notturna della metropoli. Dopo che gli ospiti avevano cominciato ad andarsene, lei ed i suoi bias avevano deciso di fare un giro per la capitale, andando per locali e fermandosi in qualche discoteca. Erano quasi le undici ed il gruppetto si trovava in una delle vie più frequentate dai giovani quando la ragazza si bloccò di colpo, sopraffatta da una strana sensazione. Non sapeva perché ma in quel momento la sua mente fu attraversata da un solo pensiero: Elisa ha appena fatto porcate. Si riscosse, scuotendo il capo e chiedendosi se il suo sesto senso avesse fatto centro. Ghignò: se davvero era come pensava, era anche arrivato il momento, l’avevano tirata troppo per le lunghe. “Certo che se volevano stare un po’ da soli bastava chiedere…” pensò ironica. “Anche se con Dae e Young lì la vedo dura” In quel frangente, i due cantanti la fissarono preoccupati da quella strana reazione isterica e la trascinarono nel locale più vicino per bere qualcosa. Accomodatisi al bancone, Susy ordinò un Bloody Mary, mentre i suoi accompagnatori optarono uno per un Gin Lemon e l’altro per un Cosmo. Una volta serviti, diedero le spalle al bar per osservare la sala. In fondo era stato lasciato dello spazio per il dancefloor, mentre il resto era occupato da tavolini tondi dagli alti sgabelli. Susy scrutò i bei volti asiatici di uomini e donne, cercandone qualcuno di interessante, quando i suoi occhi intercettarono un pizzetto familiare ed una mascella inconfondibile. Si strozzò col Bloody Mary, prendendo a sputacchiare l’alcolico tutt’attorno mentre lo hyung ed il maknae si proteggevano dagli schizzi. La ragazza si diede qualche colpo sul petto, cercando di liberare le vie respiratorie e quando finalmente riuscì a riprendere fiato balbettò esagitata. «Oh. Mio. Dio. Q-quelli sono Robert Downey Jr e Gale Harold! Allo stesso tavolo!» Ri e Choi calamitarono la loro attenzione nella direzione indicata dalla compagna e si passarono disperati una mano in fronte. In quasi tre mesi avevano imparato a conoscerla almeno un po’ e se c’era una cosa che avevano imparato era quanto Susy potesse diventare spaventosamente pericolosa una volta entrata in modalità fungirl. Quindi erano pronti a tutto quando la videro avanzare a passo sicuro verso i suoi idoli, spigliata, mentre immaginavano il suo sguardo assatanato e gli occhi fuori dalle orbite. Infilatasi una mano nella tasca posteriore dei jeans corti, ne estrasse una penna ed un fogliettino, porgendoli senza nemmeno richiamare la loro attenzione, ai due attori, allungando le braccia come fosse uno zombie. «Autografo» imperiò con voce cavernosa, degna di un film horror. I due uomini interruppero la loro conversazione e si voltarono verso la ragazza, scambiandosi un’occhiata sconcertata. Gale sollevò un sopracciglio, interrogativo, mentre Robert sorseggiava un Cuba Libre osservando la scenetta. Susy però, dal momento che il suo imperativo non era stato recepito, si risolse di aggiungere un: «Subito!» In quel frangente Harold e Downey parvero comprendere la richiesta della giovane e, facendo spallucce, firmarono tranquillamente sotto le pupille e le narici dilatate di Susy, tesa come un felino e rossa in viso. Li osservava segnare il foglietto candido quando ricordò che il suo cellulare scrauso non era in grado di fare fotografie di qualità superiore ai due pixel e che aveva lasciato la maledetta macchina fotografica da cui non si separava mai alla pensione. Poi però si ricordò di trovarsi con due vip, quindi si voltò stile robot nella loro direzione ed allungò le mani, prima verso Choi e poi verso Ri, che si trovarono costretti a sganciarle Samsung Galaxy III ed iPhone 5 con un certo rammarico, immaginando che avrebbe usufruito di entrambi. A quel punto esigette un servizio fotografico con Dowrlod (come li chiamava lei) a cura dei due cantanti che presero a scattare istantanee con un’espressione addolorata che la diceva lunga. Una volta soddisfatta – o almeno così pareva – Susy cominciò a mormorare come in un incantesimo sconosciuto parole dapprima incomprensibili, ma che se ascoltate attentamente si rivelarono essere i nomi dei due attori seguiti da dichiarazioni di amore, esclamazioni che implicavano “Tonyyyyy!” e intimidazioni riguardo l’orientamento sessuale che esigevano una copulazione dinnanzi ai suoi ben poco innocenti occhi. Purtroppo per loro, Gale e Robert compresero quella litania terrificante e si guardarono come a domandarsi “Oddio dove siamo finiti…” Così, mentre Susy procedeva con il suo rito satanico, i due sgattaiolarono fuori dal locale, chiamando immediatamente un taxi e prenotando il primo volo disponibile per Los Angeles. Ciò che successe dopo fu confuso… Susy ricordò vagamente la stanza capovolgersi, mentre in bocca sentiva ancora il sapore del suo cocktail preferito e contro la schiena delle braccia maschili che la sorreggevano. SPOILER (clicca per visualizzare) Il link EFP è inserito nel titolo! |