«Ma io sono Itachi Uchiha!», Naruto (rosso - AU)

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icon12  view post Posted on 9/1/2015, 19:49
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«Ma io sono Itachi Uchiha!»





La lunga ed elegante limousine color petrolio frenò dolcemente di fronte al locale. Giovani ed adulti in cerca di divertimento si affannavano all’entrata, mentre i due armadi a tre ante – che poi erano i buttafuori – cercavano di contenere la mandria che smaniava di scatenarsi sul dancefloor e abbordare al bancone.
Itachi osservava la calca con un sorrisetto, soddisfatto del successo del suo locale, lanciando con lo sguardo una frecciatina al fratello, il quale preso com’era da Naruto non ci fece caso. Kiba scherzava con Sai, mentre Neji e Shikamaru osservavano distrattamente gli altri.
Ad un certo punto bussarono al finestrino oscurato: Itachi abbassò il vetro e l’autista, un giovane sui vent’anni piuttosto carino, sorrise affabile e accennò con un movimento del capo al locale dietro di sè.
«Arrivano».
Di lì a due secondi sotto le gigantesche luci rossastre dell’insegna che recitava Sharingan’s Club comparve un gruppo di ragazze agghindate con divise alla marinara, un po’ troppo grandi per poter frequentare ancora il liceo. Itachi si affrettò ad aprire la portiera, il suo battito d’improvviso più rapido alla vista della fidanzata, mentre un movimento alle sue spalle gli segnalò che anche gli altri scendevano dall’auto per fare i cavalieri.
Notò con la coda dell’occhio chiome bionde, castane e rosa sparire dietro di lui, finché accanto alla ragazza che non riusciva a smettere di fissare non restava solo la promessa sposa. Kiba raggiunse Hinata col cuore in gola, trattenendosi dall’istinto di appartarsi con lei in un qualsiasi posto e si limitò a baciarla con passione, prendendola in braccio e portandola fino all’auto.
L’Uchiha, rimasto in piedi, si decise ad avvicinarsi alla moretta e le sfiorò velocemente le labbra.
«Ehi», fece lei allegra, trattenendo la bocca dell’altro contro la propria.
Un languore si fece rapidamente strada nello stomaco dei due, che però non poteva ancora essere placato.
«Voi due, quelle cose fatele a casa vostra!», li richiamòNaruto con una risata, beccandosi uno scappellotto da Sas’ke, mentre Kiba replicava con un: «Senti chi parla» e Neji rembeccava sentenziando un: «Da che pulpito». Entrambi, imbarazzati, tornarono a sedersi sui divani in pelle nera e l’ultima coppietta si unì a loro.
Shikamaru diede l’indirizzo all’autista, che partì sgommando ed i ragazzi presero a servirsi drink e snack, le luci soffuse, la musica bassa e stimolante.
Un brindisi dopo l’altro, una bottiglia dopo l’altra, erano sempre più allegri. Solo i due Hyuuga e Nara si astennero.
«Agli sposi!».
«Alle limousine!».
«Alla tequila!».
«Al sesso!».
«Agli spogliarellisti!», brindò Elisa, facendo scontrare il proprio calice con quello di Temari ed ingoiando il liquido ambrato.
Itachi la guardava con un cipiglio che sembrava di rimprovero, mentre i convitati salutavano gli altri mano a mano che giungevano alle proprie case.

Infine fu il turno dell’Uchiha maggiore di fornire la destinazione allo chauffeur.
«Ma è fuori città, ci vorrà almeno un’ora!», notò quello.
Tuttavia Itachi non replicò e tirò su il finestrino interno.
Elisa era ancora su di giri, un sorriso enorme stampato in volto. Si sdraiò contro la spalla del fidanzato e sospirò entusiasta, cominciando a gesticolare.
«Oooh, Itahi, è stato fantastico!». Risata. «E gli spogliarellisti, dovevi vederli, erano così sexy...».
Al ragazzo venne un tic all’occhio e bloccò i polsi della giovane, guardandola negli occhi grigio tempesta, tra il comprensivo e l’irritato.
«Quanti bicchieri hai bevuto?».
«Mah, sette... otto, forse di più... che importa!».
Il moro la lasciò e la strinse tra le braccia, dandole un bacio sui capelli ed accarezzandola.
«Sciocca, lo sai che non reggi l’alcool...».
Lei si indispettì e svicolò dalla presa.
«Massì che lo reggo, sto benissimo!».
L’espressione di Itachi era inequivocabile: sotto il peso di quello sguardo, Elisa si sentì un po’ in colpa, decidendo di scioglierlo un po’.
Riavvicinandosi, si strusciò contro il petto di lui, sporgendo bene in fuori il seno stretto nella camicetta da scolara.
«Dai Itachi, non fare il difficile...», miagolò languida, accarezzandogli il torace con un indice, cosa cui l’Uchiha non rimase indifferente, ma che decise di ignorare. Notando un’apparente mancata reazione, la ragazza prese a leccare lascivamente il collo del fidanzato ed esultò interiormente quando udì un unico, roco sospiro. Le mani di lui andarono ad insinuarsi nei capelli lisci della compagna, scendendo lentamente sulla nuca – la pelle ghiacciata provocò un brivido d’eccitazione ad Elisa – attraverso il cotone leggero e sintetico della blusa, proseguendo il loro corso.
Lei, entusiasta di come stava andando, slacciò senza contenersi troppo i bottoni della camicia del moro e sostituendo l’abbandono del tessuto con la propria bocca. Sospirò, l’eccitazione che cresceva sempre di più. La pelle di Itachi aveva un odore così... invitante. Non si trattenne e mentre mordicchiava i capezzoli bruniti ed Itachi le sollevava la minigonna palpandole il fondoschiena, le dita della ragazza si affrettarono ad abbassare i pantaloni ed i boxer dell’Uchiha, trovandosi di fronte al membro teso e turgido di lui. La salivazione aumentò, gli occhi le pizzicarono di bramosia. Calò su quell’asta che in un istante sparì tra le sue labbra, esperte ed avide di accoglierla. Succhiava, e Itachi gemeva. Leccava, e Itachi ansimava. Pompava, toccava e stuzzicava, e Itachi implorava e chiedeva di più.

Quando poi Elisa dovette riprendere fiato, si ritrovò subito la bocca impegnata da quella dell’altro che la divorava vorace. Si sentiva accaldata, il cuore batterle furiosamente nel petto mentre la lingua di Itachi non le dava tregua, lisciandole la sua, sfiorandole il palato e le guance.
Il bacio passionale lasciò entrambi senza respiro e mentre si reggevano l’una all’altro e si ansimavano nelle orecchie, Itachi sussurrò con voce roca: «Comunque sei davvero eccitante vestita così», e le morse il lobo, strappandole un flebile gemito di protesta.
Le mani di lui ora desideravano solo spogliarla, ma nella frenesia i bottoni non volevano saperne di uscire dalle asole. L’Uchiha armeggiò con quegli arnesi infernali finché non perse la pazienza e le fece sfilare la camicetta dalla testa, provvedendo subito al reggiseno.
Elisa si accomodò su una gamba di lui, la minigonna che scopriva un’ampia porzione di coscia e gli agganci delle autoreggenti dal bordo di pizzo, mentre il moro affondava il viso nel seno di lei, stringendo una delle protuberanze ed indurendosi al vederla gonfiarsi tra le mani, al sentire sulla lingua il capezzolo inturgidirsi, nelle orecchie gli ansimi della fidanzata vogliosa, le sue dita nella lunga chioma ormai sciolta dell’Uchiha.
Itachi non sapeva dove palparla, avrebbe voluto possedere almeno cinque o sei mani in più. Passava dal seno, ai fianchi, alle natiche senza sapere dove soffermarsi, finché non decise che i tanga, seppur, striminziti, erano di troppo: il suo membro, scoperto, sfregava contro la femminilità ancora celata di lei e non riusciva più a trattenersi: la ragazza si sollevò, aiutandolo a sfilarle la mutandina di pizzo e finalmente il corvino poté godere della morbidezza di quella pelle. Il suo lungo ed eccitato sospiro venne intrappolato dalla bocca di Elisa, che lo divorava affamata. Gli succhiava le labbra senza freno e condusse la lingua umida dell’altro in uno sporco bacio a bocca aperta.
Saliva, umori, sudore. Musica sensuale. Luci basse. Caldo.
Itachi agguantò le cosce della compagna, le tirò e lei si ritrovò con la schiena al sedile, semisdraiata, le gambe avvolte al collo del ragazzo e la sua vulva pronta a bagnarsi.
Ed ecco che Itachi cominciava a leccargliela e lei gemeva forte, la gola secca, senza forze, eccitata, mentre l’Uchiha la guardava negli occhi e l’aria si caricava di sesso.
La punta della lingua del moro era implacabile, la viziava, la stuzzicava senza pietà, e gli ansimi saturarono l’abitacolo. Poi le sfiorò il clitoride ed Elisa per poco non esplose.

«Aaaah!... Itachi... basta... giocare...!».
Le sue unghie raschiavano le spalle del compagno, strappandogli ulteriori gemiti e decise che era d’accordo con lei e ne aveva abbastanza.
La tirò su e facendola sedere sul proprio bacino, entrò completamente in lei.
«Aaaah!».
Cominciarono subito a muoversi, la voglia era costringente.
Spinta.
Tum-tum. Tum-tum.
Caldo.
Tum-tum. Tum-tum.
Morbido.
Tum-tum. Tum-tum.
Invitante.
Guidava i movimenti della ragazza con i propri, il ritmo frenetico li stordiva, li eccitava ed entrambi sapevano che non sarebbero durati ancora a lungo.
«Sì! Itachi! Sììì!».
Elisa ansimava senza ritegno, impalandosi con libido sempre crescente, il pene di Itachi che centrava continuamente un suo punto erogeno che la mandava in estasi.
Uno, due, tre.
I due amanti esplosero, i propri liquidi si mischiarono, i loro gemiti si armonizzarono, accompagnandosi con le ultime spinte.
Infine, sudati ed ansanti rimasero aggrappati l’una all’altro, gli odori pungenti nelle narici, la pelle appiccicosa ed accaldata che li stordiva.
Itachi prese a cullare Elisa, accarezzandole i capelli, mentre lei gli baciava il collo e lo stringeva a sé.
Rimasero abbracciati per un tempo indefinito, finché ad un certo punto il moro riconobbe fuori dal finestrino un viale familiare. Lo fece notare alla fidanzata ed in silenzio si rivestirono, scambiandosi maliziose occhiate d’intesa.
Tempo cinque minuti e l’elegante limousine parcheggiò di fronte all’entrata di Villa Uchiha.
Lo chauffeur scese e corse ad aprire la portiera ai passeggeri, che uscirono con un cenno di ringraziamento verso di lui. La ragazza si stiracchiò, mentre l’autista tornava al posto di guida.
Itachi si avvicinò al finestrino e bussò con le nocche.
«Quanto ti dobbiamo?».
Quello scosse il capo e le mani e sorrise furbo.
«Nulla». E fece loro un occhiolino per poi rialzare il vetro oscurato e fare retromarcia.
Rimasti soli, Elisa soffocò una risata al vedere il viso rosso di imbarazzo del compagno, il quale guardava ovunque meno che verso di lei. La giovane si avvicinò, gli schioccò un bacio a fior di labbra e prendendogli la mano, si diressero a casa.


*_*_* ItaEli *_*_* Merry Xmas *_*_* ItaEli *_*_*




«Kanpai!».
Il tintinnio dei calici risuonò per tutto il giardino e dopo la prima sorsata il chiacchiericcio si riaccese.
«E quindi Costantino non vi ha fatto pagare nulla perché...?», chiese Naruto allegro mentre Kiba si sporgeva per ascoltare.
«Già», confermò Elisa con una risata, portando nuovamente il bicchiere alle labbra.
La cerimonia era stata organizzata nel parco degli Hyuuga, abbastanza ampio da poter ospitare almeno il doppio delle persone che in quel momento vi si trovavano. E non erano poche.
«Ehi, ma il lancio del bouquet?», domandò ad un tratto un’entusiasta Ino, mentre altre ragazze cominciavano a ridacchiare.
Sakura si avvicinò alla sposa con un sorriso sereno di incoraggiamento. Il corpo snello fasciato da un abito color pesca al ginocchio, una ciocca rosa le scivolò sulla guancia, scappata dal fermaglio adorno di fiori chiari. Hinata si voltò verso l’amica e ricambiando l’espressione radiosa annuì, alzandosi in piedi. Hanabi la raggiunse, sollevandole lo strascico e la accompagnò al centro del giardino, mentre venivano raggiunte da Kiba e Shino.
Sakura abbracciò Hinata, dopodiché si voltò verso la folla.
«Tutte le ragazze single o non maritate qui per favore!».
Una decina di giovani donne si accalcò di fronte a lei, bramose il mazzo di fiori.
Elisa si voltò verso Itachi, facendogli un occhiolino e il segno della vittoria per poi riportare l’attenzione sulla mora ed il marito.
La giovane si girò di spalle e dopo un attimo di pausa lanciò il bouquet, che sorvolò il parto perfettamente curato, seguito dagli occhi dei convitati e raggiunse il gruppo di aspiranti promesse spose. Venti braccia si sollevarono, pronte ad afferrare la promessa matrimoniale e...
«Oh, ma tu pensa!», esclamò Elisa.
Nel parco risuonò un applauso, poco dopo accompagnato dai fischi di apprezzamento del pubblico maschile quando Kiba sollevò l’ampia gonna dell’abito della moglie per lanciare la giarrettiera.
Haruno scosse il capo e abbracciò la fortunata vincitrice.
«Omedetoo! (1)».
«Arigatoo, Sakura-chan!».
Sas’ke sbuffò scocciato all’idea che la ragazza sarebbe entrata a far parte a tutti gli effetti della famiglia, ma il maggiore gli diede uno scappellotto che fece erompere Naruto e Sakura in una fragorosa risata.


Quando anche le ultime luci del crepuscolo sparirono gli sposi vennero accompagnati nella villa per cambiarsi e prepararsi alla luna di miele, lasciando gli invitati a ballare nell’ampia veranda.
Poi il suono di un clacson richiamò amici e parenti che corsero ad accalcarsi sul vialetto per salutare i novelli sposi.
«Fate buon viaggio!».
«Divertitevi!».
«Dateci dentro!».
L’auto partì tra i battimani e le lacrime di orgoglio ed Elisa cinse Itachi in vita, stringendo il bouquet fra le dita.
«Spero davvero che siano felici».
«Anch’io», concordò il moro abbracciando la ragazza. «E chissà, forse anche il nostro momento non è poi così lontano...».


おわり~




1Congratulazioni!


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